Il gruppo GAZ della Russia ha intentato una causa da 348 milioni di dollari contro la casa automobilistica tedesca Volkswagen dopo anni di dispute rispetto alla joint venture tra le due aziende.

La joint venture avrebbe dovuto produrre i veicoli del marchio Volkswagen nel sito produttivo di GAZ a Nizhny Novgorod, in Russia. Tuttavia, Volkswagen ha sospeso la produzione nel 2016 citando le sanzioni internazionali contro la Russia a seguito dell’annessione della Crimea.

Secondo il gruppo GAZ, Volkswagen ha accettato di produrre i veicoli nel 2013, ma ha sospeso la produzione senza motivo dopo tre anni. La casa automobilistica tedesca ha affermato che non aveva alternativa a causa delle restrizioni internazionali.

La produzione di Volkswagen presso il sito di GAZ ammontava a circa il 10% delle vendite globali della casa automobilistica tedesca. Il gruppo GAZ ha in seguito cercato di trovare un nuovo partner produttivo, ma ha incontrato difficoltà a causa delle sanzioni internazionali.

La causa da 348 milioni di dollari presentata da GAZ Group è basata sui danni subiti come risultato dell’interruzione della produzione da parte di Volkswagen. Il gruppo GAZ ha dichiarato che sta anche cercando di riacquistare il sito produttivo di Nizhny Novgorod dalla Volkswagen.

Sia Volkswagen che il gruppo GAZ hanno rifiutato di commentare la situazione.

Questo non è il primo disaccordo tra le due aziende. Nel 2015, Volkswagen ha disdetto un accordo per la produzione di furgoni presso l’impianto di GAZ sempre a causa delle sanzioni internazionali contro la Russia. In seguito, il gruppo GAZ ha acquistato la licenza per produrre veicoli furgonati Renault come soluzione alternativa.

La disputa in corso tra il gruppo GAZ e Volkswagen evidenzia i continui problemi causati dalle sanzioni internazionali contro la Russia e la Crimea. L’interruzione di progetti di collaborazione e di joint venture ha avuto impatti finanziari negativi su molte aziende coinvolte e ha mostrato quanto sia importante risolvere il conflitto in modo efficace attraverso una diplomazia cooperativa.

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Di Carmine

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