Scienziati americani dell’Università del Nebraska-Lincoln hanno scoperto che piccole differenze nelle molecole biologiche possono avere grandi conseguenze sulla direzione dell’attivazione dei neuroni. La loro ricerca si è concentrata sui peptidi, catene corte di aminoacidi capaci di trasmettere segnali tra le cellule, tra cui i neuroni. Gli aminoacidi possono assumere due forme, L o D, che consistono degli stessi atomi collegati allo stesso modo ma disposti in orientamenti ad immagine speculare. Inoltre, la chemica ha sviluppato la teoria secondo cui queste due orientazioni aminoacidiche sono come le mani destra e sinistra di una molecola, con l’orientamento L considerato quello più comune nei peptidi.

La scoperta è stata fatta utilizzando una lumaca marina come modello di studio per analizzare un neuropeptide contenente un aminoacido in posizione L e un altro in posizione D. I ricercatori hanno scoperto che l’orientamento di un singolo aminoacido in un peptide può influenzare la probabilità che il peptide attivi i recettori dei neuroni e questo, a sua volta, può influenzare le diverse attività neuronali nel cervello o nel sistema nervoso. La capacità del cervello o del sistema nervoso di regolare questa comunicazione tra le sue cellule è cruciale per la sopravvivenza degli animali.

Secondo gli esperti, una migliore comprensione della biologia molecolare dell’attivazione dei recettori neuronali potrebbe permettere ai ricercatori di sviluppare nuovi farmaci per il trattamento di disturbi neurologici. Ad esempio, la dopamine e la serotonina sono due dei neurotrasmettitori più noti nell’uomo, ma molti altri ne esistono che potrebbero essere efficaci per correggere alcune disfunzioni.

Per la maggior parte delle persone, i peptidi contenenti aminoacidi D sono difficili da identificare con gli strumenti attualmente disponibili nelle strutture scientifiche, ma gli scienziati del Nebraska sono fiduciosi che essa verrà in futuro. Tuttavia, la scoperta di questa nuova proprietà nei peptidi potrebbe essere utile per lo sviluppo di farmaci in grado di influenzare direttamente la comunicazione neuronale.

Uno degli autori dello studio, il professor James Checco, ha affermato che la scoperta rappresenta “un nuovo modo in cui la biologia funziona”, il che potrebbe avere un impatto notevole sulla scoperta di nuove tecniche di trattamento per le malattie neurologiche. La comprensione più approfondita di questo aspetto della biologia molecolare può essere un passo importante verso la scoperta di terapie sempre più individualizzate per le persone affette da disordini neurologici.

La ricerca sulla regolazione della comunicazione tra neuroni ed i recettori è un campo in rapido sviluppo nel quale la chimica, la biologia e la biotecnologia si incontrano per fare una importante attività in ambio pharmaceutico. La speranza è quella di poter trovare nuove cure e nuove metodologie di abbattimento di disfunzioni legate al sistema nervoso umano, migliorando di conseguenza la qualità della vita dei pazienti.

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Di Carmine

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